Livia Gregoretti

BlogEreda, tra moda sostenibile e tradizione artigiana

Ereda, tra moda sostenibile e tradizione artigiana

L’artigianato tessile? Rappresenta il valore aggiunto della moda di lusso sostenibile. Attraverso il connubio tra tradizione e design sofisticato e all’avanguardia, EREDA – brand che ha debuttato sul mercato nel 2012 – si propone come esempio tangibile del futuro di un’industria tessile responsabile

 

Moda sostenibile e cura dei dettagli

Fare convivere antiche tradizioni artigiane e nuovi trend estetici: è la sfida di EREDA, che per le sue collezioni al femminile mette in campo un’interessante partnership tra eleganza e artigianato. L’ambizioso connubio può non solo onorare, ma anche valorizzare la tradizione e la storia dell’artigianato Made in Italy, ricontestualizzandolo all’interno del mercato attuale. 

La necessità per le aziende di abbracciare lo sviluppo sostenibile e pratiche commerciali etiche, combinata con le tecniche artigianali tradizionali, rappresenta l’ultima preziosa,frontiera della moda. La cultura, la storia e il patrimonio artigianale italiano non hanno prezzo, così come l’autenticità dei prodotti realizzati con le competenze di ieri coniugate con le tecnologie di oggi, al fine di ridonare vigore al mercato della moda di lusso. 

 

 

L’esempio di EREDA

In un mondo globalizzato, il vero lusso del futuro è l’artigianato del posto, indigeno e storico, reinterpretato nella moda di fascia alta. EREDA, il cui nome richiama (non a caso) il termine “eredità”, intesa come tradizione artigianale italiana, unisce nei suoi progetti un team di designers di diverse culture che hanno unito la loro visione. E lo hanno fatto senza rivolgere lo sguardo troppo lontano, ma guardando dentro casa. Rispolverando gli elementi cardine dell’alta moda di ieri, EREDA (disponibile presso il nostro Showroom) fa della cura dei dettagli (anche per quanto riguarda la confezione) e della ricerca dei materiali pregiati, resi attuali dalle nuove tecnologie, i suoi elementi imprescindibili. Per un abito che non è un indumento, ma un patrimonio di conoscenza, bellezza e valore.

 

 

La moda sostenibile? Va oltre il riciclo