Livia Gregoretti

BlogLa moda sostenibile? Va oltre il riciclo

La moda sostenibile? Va oltre il riciclo

Nelle scorse settimane abbiamo scoperto insieme quanto costa all’ambiente – in termini di produzione di rifiuti e sfruttamento delle materie prime e delle risorse ambientali – l’industria della moda. Ma come è possibile diffondere tra i consumatori più giovani la consapevolezza che il business della fast fashion, nella sua forma tradizionale, può essere dannoso per l’ambiente? Un ruolo cruciale potrebbe essere svolto dai grandi brand, chiamati oggi sempre più ad un impegno solidale dentro e fuori all’azienda, coinvolgendo attivamente i consumatori ed educandoli ad un nuovo modello di business green. 

 

Moda Vs. sostenibilità, un binomio possibile

Come è possibile che un marchio sostenibile irrompa prepotentemente nell’universo della moda, mentre la fast fashion la fa da padrona? Sta tutto nel coniugare valore etico ed estetica. Andrea Batilla, esperto di moda e autore del volume Instant Moda, durante un’intervista rilasciata a Staiymagazine.com propone un esempio calzante, quello di Stella McCartney. “La maggior parte dei clienti acquista Stella non solo per il suo modello di business sostenibile, ma per la qualità della ricerca che caratterizza ogni capo e il significato simbolico che i capi esprimono. Etica ed estetica sono spesso percepite come opposti inconciliabili, ma al contrario l’estetica deve essere lo strumento per veicolare l’etica”.

 

Hermés e la borsa sostenibile fatta di… funghi

 

Circular fashion: attenti ai fake

I grandi marchi si stanno dando da fare per abbracciare un approccio produttivo sostenibile, ma la normativa in materia ci mette lo zampino. Esistono regolamentazioni diverse di paese in paese, ma molte hanno un comune denominatore: permettono di aggirare alcuni concetti chiave della sostenibilità, a discapito di trasparenza, etica, ambiente. 

Prendiamo l’etichettatura “Made in Italy”: nel momento in cui stiamo scrivendo, in Italia è possibile apporre questa dicitura anche su prodotti la cui maggior parte dei componenti è stata importata da paesi extraeuropei o la cui lavorazione è stata in gran parte svolta fuori confine. In questo panorama si rende non solo utile, ma anche necessario, fare luce pure sul fenomeno del greenwashing, quella pratica di marketing che fa credere che un marchio sia sostenibile solo perché, magari, ha lanciato una singola capsule collection con materiale di recupero.

 

Piferi e Free Lance Paris: la moda sostenibile calza scarpe vegane

 

Ma allora, dove sta l’autenticità della provenienza? E la tracciabilità? Proprio per questo è fondamentale educare allo shopping responsabile. E noi di Livia Gregoretti Showroom, con il nostro blog orientato verso il mondo della circular fashion, desideriamo fare la nostra parte.