Livia Gregoretti

BlogRifiuti tessili: la moda green tra spreco e riciclo

Rifiuti tessili: la moda green tra spreco e riciclo

La moda sostenibile ha tra i suoi obiettivi quello di evitare gli sprechi di risorse e materiali. Sai che il settore tessile è tra quelli che utilizzano più materie prime e acqua? Il quarto per l’esattezza, dopo quello alimentare, l’edilizia abitativa e i trasporti. E i rifiuti della cosiddetta fast fashion incidono pesantemente sull’inquinamento del pianeta.

 

Fast fashion e ambiente

Letteralmente “moda veloce”, la fast fashion ha reso più rapido il ricambio dei prodotti tessili, con un conseguente aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati (senza conoscerne quasi mai, davvero, la provenienza). Per fare fronte a un panorama che si prospetta disastroso per le generazioni future, l’Unione Europea sta mettendo in campo una serie di politiche ad hoc per sollecitare il passaggio ad un’economia circolare, anche nel campo della moda. L’obiettivo? Sviluppare l’innovazione e promuovere il riutilizzo all’interno del settore. Il primo passo è già stato compiuto: dall’1 gennaio 2022 in Italia sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili.

 

Moda, rifiuti tessili e microplastiche

Secondo i dati del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS), nel 2015 la produzione tessile e dell’abbigliamento avrebbe utilizzato globalmente 79 miliardi di metri cubi di acqua. Il dato è significativo, basti pensare che solo due anni più tardi il fabbisogno dell’intera economia dell’UE ammontava a 266 miliardi di metri cubi

Per dare un’idea più concreta, riportiamo la stima del World Resources Institute, secondo cui servirebbero circa 2.700 litri di acqua per realizzare una camicia di cotone

Non è finita qui: in tema ambientale si è affrontato molto spesso, in tempi recenti, la grave emergenza delle microplastiche presenti in mare, che influiscono su flora e fauna della terra. Responsabile del 35 per cento delle microplastiche primarie rilasciate nell’ambiente sarebbe proprio l’industria tessile. 

 

Rifiuti tessili Vs. moda sostenibile

A livello globale, ogni anno vengono acquistati circa 56 milioni di tonnellate di abbigliamento, un dato che secondo le previsioni degli esperti raggiungerà quota 93 milioni di tonnellate entro il 2030 e 160 entro il 2050. Ma solo il 12 per cento del materiale utilizzato per l’abbigliamento, oggi, finisce per essere riciclato

La raccolta dei rifiuti tessili in Italia rappresenta quasi lo 0,5 per cento dei rifiuti, pari a circa 135.000 tonnellate all’anno, ma si stima che nei rifiuti urbani non differenziati ci possano essere almeno altrettanti rifiuti tessili. Il dato non è affatto incoraggiante, se si pensa che i tessuti possono impiegare fino a 200+ anni per decomporsi nelle discariche. Insomma, siamo ben lontani dall’idea di moda circolare che tanto sta a cuore a noi di Livia Gregoretti Showroom.

 

Mentre molti grandi marchi stanno lavorando per ridurre gli sprechi tessili, noi siamo fortemente convinti che ognuno di noi possa (e debba) fare la sua parte. Per questo vogliamo accompagnarvi, la prossima settimana, alla scoperta dei vantaggi che un sistema sostenibile potrebbe portare all’ambiente e all’economia mondiale.