Livia Gregoretti

BlogPelliccia Vs. eco-pelliccia: qual è (davvero) più sostenibile?

Pelliccia Vs. eco-pelliccia: qual è (davvero) più sostenibile?

Negli ultimi anni si è assistito ad un trend che ha portato alla diffusione su scala mondiale delle eco pellicce, a discapito del mercato della pellicceria. I motivi sono tra i più svariati con la questione etica da una parte e quella ambientale dall’altra. Soffermiamoci sul secondo punto: spesso si è sentito inneggiare alla sostenibilità delle eco pellicce. Qui un dubbio sorge spontaneo: quanto c’è di realmente sostenibile in una pelliccia realizzata ricorrendo a plastiche e materiali sintetici? 

 

Proviamo a rispondere a qualche domanda diffusa. 

 

Real fur, biodegradabile e green friendly

La vera pelliccia è biodegradabile e ha un impatto molto minore sulla produzione di rifiuti rispetto ai tessuti sintetici a base di plastica. E già sappiamo che il mercato tessile globale è dominato da tessuti sintetici come il poliestere… Non solo la produzione di questi tessuti rilascia una quantità significativa di gas serra nell’atmosfera, ma anche l’inquinamento associato al suo smaltimento a fine vita rappresenta oggi una grave minaccia ambientale. Lo sottolinea Keith Kaplan, direttore delle comunicazioni del Fur Information Council of America: “I prodotti in pelliccia sintetica a base di petrolio sono l’antitesi completa del concetto di conservazione ambientale responsabile. La pelliccia ‘di plastica’ a base di petrolio è estremamente dannosa per l’ambiente. Non è biodegradabile. È dannosa per la fauna selvatica”.

 

La vera pelliccia? Ha lunga vita

A sostenerlo sono fonti autorevoli. Un’indagine condotta da DSS Management Consultants Inc. su richiesta della International Fur Federation ha messo a confronto il ciclo di vita della pelliccia e della pelliccia artificiale, analizzandone l’impatto ambientale. Lo studio  dimostra che la vera pelliccia è migliore per l’ambiente rispetto alla collega comunemente denominata “eco”, evidenziando che la pelliccia è un materiale rinnovabile e biodegradabile. Inoltre, dall’analisi deriva che la vera pelliccia dura più a lungo se ben curata (e addio fast fashion!), ed è spesso riutilizzata, vantando un ciclo di vita molto lungo, intorno ai 30 anni secondo alcune stime. 

 

La pelliccia per l’economia circolare

Un’economia circolare è un modello di business sostenibile che mira a mantenere le risorse in uso il più a lungo possibile, estrarre il loro massimo valore durante questo periodo e rigenerare prodotti e materiali a fine vita o riciclare in modo rispettoso dell’ambiente. La produzione di pellicce è un ottimo esempio di economia circolare! “Per realizzare le pellicce in maniera etica – spiega Livia Gregoretti – si utilizzano pelli e pellami di animali a fine vita, magari destinati all’industria alimentare (attenzione, non stiamo parlando degli allevamenti intensivi, su cui ci soffermeremo in un’altra occasione)”. Così facendo ogni parte dell’animale viene anzi nobilitata e ottimizzata nell’ambito di un ambizioso modello di circular economy. Inoltre è innegabile che i capi in pelliccia abbiano una durata straordinariamente lunga e possano essere goduti per diversi decenni. Il riutilizzo della pelliccia è comune, con i capi che vengono tramandati di generazione in generazione o venduti di seconda mano. Anche la riparazione e il rimodellamento degli indumenti in pelliccia è popolare. Livia Gregoretti conclude: “Per realizzare le pellicce si usano pelli che, se rimanessero scartate, sarebbero lasciate a macerare come comuni rifiuti, con conseguenze negative sulla produzione di gas serra. Inoltre, merita una menzione il processo di decomposizione. Facciamo un esempio: una pelliccia abbandonata in mezzo ad un terreno, nel giro di relativamente poco tempo si decomporrebbe tornando alla natura; diverso sarebbe il caso di una pelliccia ecologica, che impiegherebbe non meno di 200 anni per sparire del tutto. Con drammatici effetti sull’inquinamento del Pianeta”.

 

Insomma, le pellicce non intaseranno mai le discariche, né genereranno microplastiche, ma continueranno a sostenere l’economia circolare rientrando nel ciclo della natura.

 

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